sabato 8 dicembre 2012

Sono tornata, sono in costante lotta con il temibile grasso del mio corpo.

Torno da una grande abbuffata (si intendono almeno 3000 kcal), e ho bisogno di scrivere. Dopo settimane di lacrime, di attacchi bulimici e di giorni di iperfagia alternati a giorni di ipofagia, pensavo di aver riacquisito l'autocontrollo, almeno in piccola parte. "Le abbuffate sono in primis la conseguenza di eccessive restrizioni alimentari", mi hanno ribadito assiduamente molti esperti nel campo alimentare, molti amici, i miei genitori, anche semplici conoscenti. Lo sapevo nell'inconscio, ci credevo anche io in fondo; ma con un metabolismo ridotto al midollo come il mio, ottenere dei risultati aumentando le dosi sarebbe stato (quasi) impossibile, considerato che aumentavo di peso con una tazza di macedonia imprevista nel pomeriggio. E così, sono partita con una nuova prospettiva, più salutare, e non solo in quell'ambito : mi sono isolata dalle persone che mi volevano male, dagli ipocriti, i maniaci, le false amicizie, e ho cercato di conquistare la mia autonomia, cercando di recuperare il tempo perso dedicandolo a me stessa; l'obiettivo era amarmi di più, imparare a stare da sola, senza far dipendere il mio umore dagli altri. Ero delusa, amareggiata, ancora presa per uno stronzo. Mi sono rimboccata le maniche, dedicata prevalentemente alla dieta, ho mantenuto vicini gli unici quattro gatti che sembravano essere degni delle mie attenzioni, e ne sono uscita vincitrice, perlomeno parzialmente: all'inizio, ciò che mi importava era distruggermi, solo quello. Avevo capito troppo tardi che potevo anche amarmi da sola, contare sulle mie forze.
Dopodichè, ho provato a spartire e regolarizzare l'alimentazione, integrando più fibre, pur sempre senza aumentare l'apporto calorico, visto che il mio fine primario era il dimagrimento : cinque pasti al giorno al posto della mia sola immensa colazione quotidiana, associati a due ore di calma attività aerobica (non voglio muscoli o tonificarmi!) in palestra, sì, due ore ogni giorno. Non mi schiererò mai contro il digiuno (completo o parziale che sia), visto che l'ho praticato per mesi, penso solo che sia adatto a pochi, a persone con lo stomaco di una formica, non faceva per me. E' andato tutto okay, perlomeno all'inizio: per una come me, che era abituata a due cucchiaini di tonno a cena, mi sembrava di raggiungere l'estasi con appena due fette di bresaola in più, mi sentivo rinata, perdevo peso. Tuttavia, le abbuffate sono sopraggiunte nuovamente, e così ho aumentato leggermente la colazione: con duecento calorie in più la perdita di peso era una gran utopia. Ho sempre fame, pur cercando di mantenere un equilibrio, una disciplina, non saltando più i pasti.

Cedo sempre. Certo, meno di prima, e mi sento una fallita. Tutte cediamo, sono da sempre una golosona. Il problema è quando il piccolo sgarro diventa un'irreparabile abbuffata. Mi basta poco per prendere massa grassa, per intaccarla una settimana invece non è sufficiente: sono sempre al punto iniziale (perdere peso è un conto, perdere grasso è un altro!). Era facile, quando non dovevo bruciare con la palestra due terzi di ciò che ingerivo, già: non penso che si tratti di mancata forza di volontà, è solo una questione metabolica che mi sono creata da sola con tutte queste diete fai da te e abbuffate insorte nel mentre.

Il problema cruciale è il mio stato psicologico : mi sento così inutile, il mio umore dipende solo dalla bilancia, dalle misure, dallo specchio. Loro, cerco di evitarli il più possibile. Sono ancora sottopeso, peso poco meno di quarantasette chili, eppure mi vedo le cosce di una balena. So di essere una bella persona dentro, ma non mi basta, io ho bisogno di sentirmi a mio agio con me stessa. Mi piacerebbe tanto concedermi una pizza ogni tanto senza farmi assalire poi da irrefrenabili sensi di colpa, senza prendere due chili di gonfiore. Non riesco più nemmeno a vivere bene il sesso. I provvedimenti della mia famiglia non sono ancora efficaci, anche se i miei genitori stanno cercando di aiutarmi in tutti i modi. Ho le occhiaie e il viso scavato, le clavicole sporgenti, ma non mi basta, non mi basta essere tirata se non sono anche magra. Ho sempre fame: mangerei sempre; ho sempre voglia di dimagrire, è un paradosso.. non si possono conciliare le due cose. Ci sono dei giorni che   mi impegno moltissimo, ma poi basta un niente per mandare tutto a monte, una stupida abbuffata dettata dall'istinto e dalla mancanza di affetto. Il problema lo sento sempre più marcato, mi sta soffocando: un tempo, con una sola eccezione alimentare imprevista, ci ridevo sopra, soprattutto se avevo digiunato per giorni; adesso, basta quello per farmi scattare le lacrime, sono senza forze. Ogni distrazione, mi rimanda ugualmente al cibo (shopping --> devo dimagrire, per esempio). Mi sento giusta, ma le mie gambe le vedo lardose. La situazione sta degenerando, e io ho bisogno di uscirne fuori.

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