mercoledì 29 aprile 2020

Screw every memory.



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domenica 2 febbraio 2020

☆Light up that fucking Dark.☆

Fulminee luci accecanti.
Le finestre si spalancano all'indomani, alla "novità", risvegliando la mia forza di volontá, un'insolita sete di conoscenza e di esperienza, un inatteso interesse verso l'esplorazione dell' "ignoto". Sono disposta a lasciarmi scivolare ad occhi chiusi lungo un vortice sconosciuto, spinta da un deciso ma equilibrato soffio di vento, alternato ad impetuose e turbolente raffiche di corrente. La luce è il desiderio, come il sole che ti infonde la speranza e che ti riscalda dal gelo delle tue angosce. La luce è (anche) il rischio, come il sole che ti scotta la pelle, e il cui bagliore potrebbe rivelarsi persino accecante. Ma niente luccica incrollabilmente, niente per nessuno.
In me (ri)affiora -come d'attesa, o 'di sorpresa'- il buio oscuro che mi dimora dentro da lungo, lunghissimo tempo. Si nasconde con perizia e gioca abilmente con l'inganno, rendendosi invisibile per brevi istanti illusori. Eppure, di addormentarsi per davvero non ne vuole sapere. È il custode del mio profondo malessere, lo specchio del mio irrequieto stato d'animo. Pervasa da questa forza esorbitante, lo sento esplodere soffocandomi come un demone della notte, imprimere indelebili ferite sulla mia pelle, sbranarmi le ossa e nutrirsi di me fino alle spalle pungenti. Frecce scagliate con impeccabile mira contro ogni mia fatale debolezza. E tornano i brutti pensieri, le ansie e i timori ossessivi, il terrore di rimanere con le mani a stringere il vuoto.. bruciata da ogni amara delusione. Inerme e sfinita, raggiungo immobile la vetta del dolore. Nella mia infinita desolazione pero', ecco che mi sento "risvegliarmi". Un "fantasma" visibile ma privo di espressioni, morto di emozioni, non può esistere. E' il Vuoto, quello che ti si forma dentro e che nutri inconsciamente, ad impugnare così lo scettro del potere, ad annientarti progressivamente. Arrivo quindi al punto di temere meno il male, odiandolo ma ricercandolo: "percepisco", "avverto", sono in preda a sensazioni umane, vere, reali. Sono loro, spilli taglienti. Il mio cuore è palpitante. Sono gli spilli taglienti. 
Ed io, mi sento viva.

mercoledì 15 gennaio 2020

It's My Time

Le ansie aumentano se si è circondati da gente prepotente, opportunista, irrispettosa e mai "riconoscente" in nessun piccolo e grande aiuto.
È ora di smetterla di correre incontro a chi ti ricambia gettandoti merda gratuita in faccia, di "auto-annullarsi" e di passare sempre sopra a tutto. Basta stare dietro agli altri: la vita appartiene a se stessi e nessuno la vive per te.
Si può sempre cambiare ció che é nelle proprie mani: (ri)cominciare a ritagliarsi normalissimi e sani "spazi di vita", senza fornire giustificazioni a nessuno (finché non si arreca alcun torto/danno al resto del mondo), è un piccolo ma efficace passo per poter uscire dalla "gabbia".




E' il momento di non trascurare più chi vuole il mio bene.. dimostrandomelo ogni giorno, di ricercarmi le "occasioni" se domina inarrestabilmente il Vuoto, tossico per l'anima.
E' ora di rischiare per vivere, di rischiare DI vivere, accettando me stessa e la mia (eccessiva ma ammirabile) sensibilità, con la consapevolezza di poter sbattere contro ad un muro.
Anteponendo i miei sogni ed obiettivi, quali in primis il lavoro, finalmente è tempo di dare voce a me stessa e ad ogni mio diritto.  ♡

lunedì 21 ottobre 2019

Non dimenticarti.

Il sole che ha irradiato ogni mia remota speranza si sta lasciando offuscare da spumeggianti nubi scure, che ricoprono il cielo oramai tetro, spento, disarmato. La speranza, sí. Quella che ti guida all'indomani con un velo di ottimismo, che ti carica di forza annullando l'arresa e stampandoti addosso un sorriso. La speranza, quella che d'altra parte ti fotte, poiché diviene spesso fonte di illusione e di inganno: bisognerebbe certo lasciare prevalere il realismo e l'assenza di aspettative. Sembra paradossale, ma non é innatamente accessibile il senso dell'equilibrio: io l'ho desiderato ed evitato, l'ho sperimentato faticosamente e poi insabbiato.
Ho trascorso gli ultimi mesi cercando di offrire la mia più sentita vicinanza a chi mi ha piantato spine taglienti nel cuore. Un periodo burrascoso distinto da auto-convinzioni nocive, vani tentativi infiniti e falliti, consueti attacchi di ansia, in balia di un orgoglio represso e di una vita ormai spenta: ho chiuso gli occhi e fermato le lancette, mentre il tempo non ha esitato a scorrere, ineluttabile.
Oggi mi sento padrona di errori inderogabili, prigioniera di immensi sensi di colpa, schiava di ricordi insidiosi, vittima di sogni infranti. Mi riconosco stremata dalla disillusione e affranta dalla delusione. Sperare l'insperabile rende la speranza assassina. Non si puó aiutare chi non intende farsi aiutare e non si puó cambiare ció che é di per sè irremovibile.

Adesso che mi guardo attentamente sono proprio io ad essere sola, a cercare invano una mano da stringere. Il cielo piange insieme a me e improvvisamente, per un breve istante, non mi sento più così sola.






Non sottovalutare più il tuo valore, non dimenticare che esisti, non temere l'avvenire e guarda al futuro con progettualitá; rifugiati nelle tue piccole, giuste e sbagliate, consolazioni, lasciati travolgere dalle onde del mare e non smettere di nuotare; continua a commuoverti: sii fiera della tua preziosa sensibilitá. Comunque e ovunque tu sia, prosegui dritta per la tua strada e non voltarti mai indietro, non fermarti anche se la vita pare non sorriderti mai. Riconosci i tuoi limiti e concediti il tempo necessario per ritrovare te stessa.
Non dimenticarti.
In fin dei conti, sei ancora in tempo.. Ancora in tempo, per salvare te stessa.

venerdì 9 agosto 2019

The weight of the world ●

Oramai tutto ciò che riesco a fare è dondolarmi nella giostra del silenzio. Un silenzio che mina ogni mio libero sfogo, che racchiude in sè un milione di parole inespresse, represse nel profondo e impossibili da sprigionare, e quell'incontenibile senso di vuoto che mi dilacera. Eppure la mia espressione malinconica e scialba, i miei repentini attacchi di pianto e di ansia, quello sguardo perennemente perso, manifestano il mio straziante mal di vivere: oggi custodisco una cicatrice indelebile che ne potenzia la forza e che rimarrà impressa dentro di me per tutta la vita.Non ho reali e limpide prospettive verso il futuro: se chiudo gli occhi e mi sforzo di pensarci, si fa tutto ancora più oscuro. Barrico le finestre dall’interno della mia silenziosa cameretta come se fossero delle barriere protettive: là fuori c'è un mondo riprovevole e crudele da cui devo proteggermi. Sprofondo nel tunnel e mi schianto nel buio, devastata dalla mia eccessiva fragilità.





Su un’altalena io rimarrei immobile o mi ci dondolei incauta, stringendone i ganci oscillanti, lasciandomi andare in avanti con una spinta travolgente; guardo il cielo che fa su e giù: è indescrivibilmente invogliante, ma la mia testa la sento girare e io so che devo fermarmi. Incurante di ogni rischio, non mi freno, anche a costo di ritrovarmi ferita a terra con le corde spezzate tra le mani.




Ovunque io sia, cerco di non voltarmi più indietro. Per il timore di essere inseguita, forse da qualcuno, forse da qualcosa, forse soltanto dalla mia misera ombra. Il silenzio della notte é impensabilmente assordante, cosí cerco invano di spezzarlo con un paio di auricolari nelle orecchie, il suono alto ed elettrizzante della musica. Aumento il passo in balia della mia confusione mentale: la strada non è costantemente illuminata ed io sbarro gli occhi alla lontana visione di una sagoma scura. Nella mia testa si susseguono come una ruota continua un milione di pensieri disconnessi tra di loro, intrisi di estremo pessimismo, di improvvisi sensi di colpa e di auto-inadeguatezza. L'affanno che mi domina é inarrestabile e rallenta il mio tragitto verso casa. Tiro un piccolo sospiro di sollievo come mi accorgo di aver confuso quell'ombra con un comune tronco d'albero. Il fiato si é ormai esaurito ma io posso finalmente stringere il mazzo di chiavi tra le mie mani tremanti: sono a un solo passo dal mio fedele "rifugio".




Cercare di non pensare non è sempre efficace: piú tenti di zittire i tuoi mostri, e piú i tuoi mostri prendono voce: Devi affrontarli, non puoi sfuggirgli, non per sempre. Devi affrontarTI. Prima o poi si svegliano, ma sono solo l'altra parte di te. Ed eccoli, eccomi, immersa in un deserto di solitudine, assoggettata ad un inesplicabile senso di malinconia. Lascio scorrere il tempo aspettando di passare anche io. 
Dov'è finita la mia forza?! A passo lento provo a rialzarmi e a mettermi in pista: inciampo ad ogni buca intralciante; avanzo e mi fermo, mi fermo e ri-avanzo a singhiozzi con le ginocchia sbucciate.
É quel buio tetro che mi alberga dentro ad ostacolarmi, a stremarmi. il sole è da tempo tramontato e pare non risorgere più.









Forse, che improvvisamente un vento tempestoso mi spazzi via come una leggera foglia di autunno, o che io, in forma e vigorosa, possieda invece la forza di opporre ad esso resistenza, non importa. Oggi, sembra proprio che sia la vita stessa a pesare troppo. Tanto. Sí, troppo.

venerdì 19 aprile 2019

Can't do without you

Un cappuccio scuro, un passo svelto, una voce squillante. Eri tu, un ragazzaccio ma un uomo, vivevi di malsani vizi ma eri di una dolcezza e bontá impeccabili. Non contava quanto tu parlassi quella sera, quanto potessi essere ripetitivo e quanto i tuoi occhi fossero sbarrati, io ero lí ad ascoltare i tuoi racconti. Ero rapita dal tuo sguardo contagioso, dal tuo viso, un viso di una bellezza raggiante. Quel velo di mistero che ti contraddistingueva mi incuriosiva. Sapevi essere tutto e niente, tutto e niente insieme. Dietro a un uomo cosí visibilmente forte, pronto a sfidare un mondo intero pur di difendere i propri affetti, si celava una persona estremamente sensibile, tormentata forse da mancanze al momento incolmate, da tanti problemi e angosce scaturiti da un passato burrascoso e indelebile.
Io non mi aspettavo nulla, certo non da te. Chi mai l'avrebbe detto. Ti avevo notato ancora prima che tu mi vedessi, ma che dopo avermi guardata stavi incominciando a vedermi. Eravamo diventati presto un connubio di baci e di abbracci, e non importava quanto gli altri cercassero di ostacolarci: il nostro era un rapporto destinato a crescere, a intensificarsi ogni giorno di piú. Ci bastava non vederci un giorno per avvertire la mancanza l'una dell'altro. Volevamo chiudere gli occhi dinnanzi a ogni cattiveria gratuita, trovare un modo per "sistemarci" al fine di viverci. Avevamo il mondo contro, ma nessuno é mai stato in grado di dividerci. La nostra vita di coppia subiva tuttavia continue altalenanze, scontri verbali fomentati a volte dalla tua impazienza e irascibilitá, da troppa "testardaggine", altre dalla mia eccessiva apprensione nei tuoi riguardi, a cui susseguiva un livello di pesantezza spesso intollerabile.
Ma io volevo solo proteggerci, volevo proteggerti. Volevo proteggermi proteggendo te, perché eri ormai parte di me. Vederti sorridere mi faceva sorridere. Saperti stare bene e vederti stare bene al mio fianco, ogni qualvolta fosse possibile, era il regalo piú bello che tu potessi farmi.
Costasse anche prima sbuffarci in faccia dopo sbattimenti faticosi, costassero dei comuni battibecchi o scontri di maggiore spessore, affogati dalla nostra dolce complicitá. La nostra quiete paradisiaca veniva spesso azzerata da ulteriori, inattesi fastidi, che ci fondevano la testa. Ma noi eravamo ancora lí, a correrci incontro, a stringerci ancora piú forte. A ideare e a improvvisare, a correre rischi invoglianti, sfidando il senso dell'equilibrio per sentirci piu' "vivi".
In fondo eravamo cosi: due ragazzi persi, sprofondati nel buio, alla ricerca della propria identitá. Avevamo bisogno di perderci, scivolando l'una tra le braccia dell'altro, per ritrovare noi stessi.