domenica 4 novembre 2012

Ho bisogno di uscirne fuori

Un tempo, non mi sarei mai aspettata che tutto questo capitasse anche a me. Ai cinquantatrè chilogrammi io mi volevo bene, miravo a un buon obiettivo corporeo, nella testa mi frullavano solo pensieri sani "Non voglio pesare meno di 49 kg: voglio mantenere il mio seno, devo dimagrire mangiando un po' di tutto, conosco i miei limiti". Ai quarantanove: "Forse con un paio di chili in meno sarei più carina, ma non oltre, tanto ho già perso il tessuto adiposo localizzato sui fianchi". Ai quarantasette: "Se arrivo ai quarantacinque tendo tanto ai cinquanta, quanto ai quaranta: mi piacciono i mezzi numeri, destano confusione. Ma devo perderli in modo sano, non calo più di peso e se mi privo anche delle mie abbondanti colazioni la dieta diventa troppo rigida". Poi, sono subentrate le abbuffate affiancate dalle delusioni, la depressione che cercavo di colmare con il cibo, e perdere peso digiunando parzialmente i giorni seguenti, era l'unico modo per ingrassare di meno: il metabolismo non funzionava più, nè contava più. Il corpo registra tutto, prima o poi ce la fa pagare, fa scattare l'allarme, rivendica le privazioni a cui lo sottoponiamo. Allo stesso modo, non importava nemmeno il fatto che mangiassi ogni giorno da schifo e intaccassi la mia salute, i miei organi almeno in piccola parte, tanto prima o poi ci ricascavo, era una catena continua: abbuffate-digiuni-abbuffate-digiuni. Non erano nemmeno più importanti gli obiettivi: volevo scomparire, sparire dalla faccia della terra, mi sembrava l'unico modo per sotterrare una volta per tutte il mio dolore. Non volevo che mi notassero, non fisicamente almeno, desideravo trovare qualcuno che mi apprezzasse per come ero dentro. Poi, a sprofondare nell'abisso e allargare la catena, ecco la bulimia, giusto per prevenire ulteriori aumenti di peso, o forse per rimettere più la sofferenza che il cibo, un modo per sfogarsi, e vedersi ritratto nel cesso l'odio che nutro verso me stessa ogni giorno di più. La palestra non basta, non a me per dimagrire, se non brucio tutta l'energia sono sempre uguale: o tutto, o niente: ormai è il mio corpo a comandarmi a bacchetta, i ruoli si sono invertiti. L'unica cosa che rimane di tutto ciò è lo schifo, quel corpo apparentemente così sano e in forma, quelle cosce ciccione che scorgo allo specchio e che vorrei mangiare via, insieme alle mie fissazioni e ai miei problemi. Dal male, al peggio.