domenica 10 maggio 2015

Still in hell

Ho di quegli sbalzi d'umore.. Ormai è risaputo anche a me stessa. Oggi ho addirittura ripreso in considerazione l'ipotesi del suicidio. Non che lo farei ora come ora, ma nel momento in cui le lacrime tentano di uscire finendo per rimanere intrappolate e si ha voglia di gridare dando sfogo alla propria profonda, immensa, verbalmente inspiegabile frustrazione, pensare di poter porre fine alle proprie pene esistenziali è veramente liberatorio. Poi sì, torno coi piedi per terra a farmene una ragione, mi capita sporadicamente ormai di desiderarlo, perchè lì fuori c'è il sole, la natura, ho una famiglia che mi vuole bene, posso sempre controllare il mio corpo e sono ancora in grado di respirare; ma dietro ai miei sorrisi si nasconde sempre un terribile senso di angoscia che vince ogni mia indiscutibile consapevolezza. Ormai mi è perfino difficile scavare dentro me stessa, perchè non ho ancora conosciuto appieno la mia identità. La mia instabilità psicologica mi avvilisce: mi rendo conto che devo metterci anche del mio per stare bene, che non posso aggrapparmi esclusivamente ai benefici dell'antidepressivo in questa fase della mia vita, che non può piovere oro dal cielo. E ritorniamo sempre allo stesso punto: sto meglio quando sto peggio. Quando la mia ossessione col cibo è talmente marcata da annullare ogni preoccupazione esterna, mi cullo perennemente in un mondo idealizzato a mio rischio e pericolo perchè la normalità fa così paura, e se mi sforzassi di rendermi partecipe di ciò che tanto spaventoso c'è fuori, verrei inevitabilmente distrutta in mille pezzi. Debolezza e paura, paradossalmente forza nel godersi una nuova soluzione e nel convincersi che va tutto bene così, in fondo, padroneggiare masochisticamente se stesse e mettersi incessantemente alla prova. Che poi, è così difficile non aspettarsi niente da nulla. E da nessuno. Degli imposti ideali di sopravvivenza, il persistente timore di non essere accettata, la ricerca ossessiva di un equilibrio vitale che non ti appartiene, l'accettazione della fuggevolezza delle cose, degli attimi, delle sensazioni, della spensieratezza. E fa ancora più male buttarsi per poi finire per aggrapparsi: legami morbosi da cui dipende la tua (in)felicità, il profumo irresistibile delle relazioni impossibili, perchè così puoi vedere in esse riflessa la triste immagine che hai di te stessa. Un circolo vizioso peggio della droga che non ha mai fine.Incatenata in una gabbia e lacerante come la lama di un coltello. Ecco cosa non va e ti preme più di ogni altra fino a deteriorarti, tu già lo sai: basterebbe essere inutile per tutti ma indispensabile per qualcuno. Manca sempre un po' d'amore, delle braccia sicure in cui rifugiarsi, uno spicchio di luce senza fine