venerdì 19 aprile 2019

Can't do without you

Un cappuccio scuro, un passo svelto, una voce squillante. Eri tu, un ragazzaccio ma un uomo, vivevi di malsani vizi ma eri di una dolcezza e bontá impeccabili. Non contava quanto tu parlassi quella sera, quanto potessi essere ripetitivo e quanto i tuoi occhi fossero sbarrati, io ero lí ad ascoltare i tuoi racconti. Ero rapita dal tuo sguardo contagioso, dal tuo viso, un viso di una bellezza raggiante. Quel velo di mistero che ti contraddistingueva mi incuriosiva. Sapevi essere tutto e niente, tutto e niente insieme. Dietro a un uomo cosí visibilmente forte, pronto a sfidare un mondo intero pur di difendere i propri affetti, si celava una persona estremamente sensibile, tormentata forse da mancanze al momento incolmate, da tanti problemi e angosce scaturiti da un passato burrascoso e indelebile.
Io non mi aspettavo nulla, certo non da te. Chi mai l'avrebbe detto. Ti avevo notato ancora prima che tu mi vedessi, ma che dopo avermi guardata stavi incominciando a vedermi. Eravamo diventati presto un connubio di baci e di abbracci, e non importava quanto gli altri cercassero di ostacolarci: il nostro era un rapporto destinato a crescere, a intensificarsi ogni giorno di piú. Ci bastava non vederci un giorno per avvertire la mancanza l'una dell'altro. Volevamo chiudere gli occhi dinnanzi a ogni cattiveria gratuita, trovare un modo per "sistemarci" al fine di viverci. Avevamo il mondo contro, ma nessuno é mai stato in grado di dividerci. La nostra vita di coppia subiva tuttavia continue altalenanze, scontri verbali fomentati a volte dalla tua impazienza e irascibilitá, da troppa "testardaggine", altre dalla mia eccessiva apprensione nei tuoi riguardi, a cui susseguiva un livello di pesantezza spesso intollerabile.
Ma io volevo solo proteggerci, volevo proteggerti. Volevo proteggermi proteggendo te, perché eri ormai parte di me. Vederti sorridere mi faceva sorridere. Saperti stare bene e vederti stare bene al mio fianco, ogni qualvolta fosse possibile, era il regalo piú bello che tu potessi farmi.
Costasse anche prima sbuffarci in faccia dopo sbattimenti faticosi, costassero dei comuni battibecchi o scontri di maggiore spessore, affogati dalla nostra dolce complicitá. La nostra quiete paradisiaca veniva spesso azzerata da ulteriori, inattesi fastidi, che ci fondevano la testa. Ma noi eravamo ancora lí, a correrci incontro, a stringerci ancora piú forte. A ideare e a improvvisare, a correre rischi invoglianti, sfidando il senso dell'equilibrio per sentirci piu' "vivi".
In fondo eravamo cosi: due ragazzi persi, sprofondati nel buio, alla ricerca della propria identitá. Avevamo bisogno di perderci, scivolando l'una tra le braccia dell'altro, per ritrovare noi stessi.