venerdì 12 giugno 2015

Hope

2011 ==> sottopeso
2012 ==> normopeso
2013 ==> sottopeso
2014 ==> normopeso
2015 ==> di nuovo visibilmente sottopeso
(ripetuto effetto yo-yo)

Ma potrei nuovamente rimpinzarmi di cibo spazzatura con tanto di voracità bulimica, fino all'esaurimento. Proprio come è finita questo ultimo mese: oramai mi distanziano solo un paio di chili dal "normopeso", è terribile come il crollo possa essere imprevedibile e contro ogni tua aspettativa. Darla vinta ai vuoti ti fa sentire ancora più vuota, tuttavia puoi almeno evadere da quel senso di impassibilità emotiva che la sola idea di un noioso e rattristante equilibrio ti infonde. Mangio poco o niente, mi muovo troppo, detesto quando un paio di allenatori si complimentano per la mia costanza in palestra, invece di offrirmi consigli sani e mirati al benessere (incitandomi quindi a ridurre le ore di allenamento), a maggior ragione che ho perso di nuovo peso. Finchè non sei all'estremo, fino a quando non sei ridotta seriamente ai 30 kg, per molta della gente comune stai bene. Anche se rischi l'amenorrea a causa della ridotta percentuale di grasso del tuo corpo, anche se ti escono le ossa da spalle e braccia, hai il viso più scavato di una fossa e sotto sfoggi una xxs per 166 cm di altezza e un'età quasi adulta (similmente agli spot di futili prodotti dimagranti, che ritraggono modelle magrissime, con tanto di paradossale intestazione: "Rimettiti in forma!", ma la gente lo sa cos'è il pesoforma ?!). Potrebbe anche succedere il contrario e io potrei coltivare eternamente il mio odio per il cibo. Se poi mi sforzassi di ingerirne una normale quantità, mi partirebbe la centralina e scatterebbe ancor più la fame, la regolarità ormai non so più nemmeno cos'è.
Improvvisamente invece mangio troppo e di tutto, perchè oramai ci sono dentro, e allora sia benvenuto qualunque tipo di rituale auto-punitivo, se l'abbuffata non è in programma. Perchè non capisco se sono sazia o la voglia di ulteriori alimenti sbaraglia la pienezza del mio stomaco. Perchè devo godermi appieno le delizie di cui sarò costretta a privarmi i giorni successivi, un must al fine di perdere peso per un metabolismo massacrato da troppo tempo. Delle volte anche perchè penso troppo, perchè i miei castelli mentali seppur riflessivi sono altamente nocivi. Mi capita sempre di distrarmi durante la giornata, tra lavoretti, chiacchiere con un'amica, la cucina, la musica. Pensi di avere finalmente un attimo per poterti riposare, e finisci per ucciderti coi tuoi stessi pensieri. E' un circolo vizioso pericoloso, i miei chiodi fissi mi rendono noiosamente ripetitiva allo stesso modo negli sfoghi scritti, me ne rendo conto. Ricordo, immagino, mi cullo nei miei sogni. L'emozione verso il cibo si affievolisce come penso a lui. Voglio il suo respiro sulla mia pelle, sentire la sua voce, stringermi a lui, piango forte quando riesco o soffro in silenzio appena mi chiedo quando potrò rifare l'amore con l'uomo che tanto desidero, meraviglioso nella sua impossibilità. Mi basterebbe che mi facesse sua e fermare il tempo puntualmente in quegli istanti tanto inebrianti. So che potrò godermi di nuovo i nostri corpi intrecciati e gioisco con il cuore in gola e le stelle negli occhi, ma la lunga attesa mi consuma e la consapevolezza di non poter avere un futuro con lui mi sgretola dentro. Oltretutto una volta superata questa cotta ossessiva, si ripeterà la stessa storia con un neo stronzo in grado di procurarmi dolore, e questo non mi dà pace. Peggio di una droga come il cibo, c'è solo l'amore.
La normalità è per me una ricerca utopica, più anormale della stessa anormalità. Da un lato la desidero tanto, dall'altro distruggere questa gabbia significherebbe assurdamente abolire un rifugio. Troppe volte mi sono sentita sbagliata tra la gente, troppe volte ho desiderato la pace in un mondo smisuratamente orribile e ho finito soltanto per chiudermi a riccio; l'ansia di non essere abbastanza, di venire delusa, messa da parte, è deleteria. Conservo dentro di me ancora tante sfumature del mio disagio che non conosco, ma che mi aiuteranno a conoscermi una volta emerse. Ricerco così la pace in me stessa immedesimando la salvezza nell'auto distruzione, come se dovessi espiare qualche colpa. Non sono sola, con me c'è la natura, la mia coniglietta, la famiglia, quell'amica tanto legata, e ancora un velo di speranza. Vorrei saper danzare nella pioggia perchè il problema non sono i problemi in sè, ma l'ottica sotto cui li si affronta: forse in parte mi colpevolizzo per non essere abbastanza forte, ma non si sceglie mai di essere depressi, chiunque vorrebbe cogliere il bello della vita. Altre invece, mi torna in mente il motto di quando ero una vivace ragazzina: "Nulla sarà mai così grave fino a quando ti toglieranno il respiro", sopravvivo e tiro un sospiro di sollievo, ma gli attimi di gioia sono così fuggevoli ed effimeri, mentre l'angoscia che cerco di seppellire riaffiora costantemente. Sono stata definita dai miei psicoterapeuti una "ragazza estremamente fragile con un comportamento alimentare bulimico-anoressico", se non vivessi solo in relazione al cibo dubito che qualcos altro riuscirebbe a delinearmi. Se non fossi ricaduta in questo abisso inesauribile, sarei stata sicuramente risucchiata da qualche altro disagio.
Ma arriverà quel giorno in cui sarò io in grado di decidere di stare bene, me lo prometto: sentirsi gli artefici della propria serenità deve essere l'emozione più bella che c'è.




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